giovedì 14 febbraio 2013

ULTIMA LETTERA DI MARCO PANTANI

Questa è l'ultima lettera scritta da Marco Pantani.
A 9 anni dalla scomparsa il suo ricordo e sempre vivo. Stanno venendo fuori tante cose brutte in questo sport cosi bello; la sola consolazione è vedere il PIRATA quando si alza sui pedali e pianta tutti alle sue spalle. CIAO MARCO

A chi mai racconterò questa angoscia? A chi mai racconterò quello che sto pensando ora - mi sento male - malissimo - sono disperato - aiutatemi aiutatemi - sono il pirata vi ricordate di me? Sono Pantani’ come mi chiamavano una volta i francesi - il 1998 è lontanissimo anche se sono passati solo pochi anni... Nel 1998 vinsi il Giro e il Tuor come era riuscito a fare solo Coppi... Ero sulla cima del mondo - il ragazzo più felice della terra - ero riconosciuto - ottenevo dei risultati - facevo quello che volevo - vivevo in un mondo dorato costruito sulla mia immagine - andava tutto bene...
Il ciclismo aveva delle ossessioni - regole precise - gli allenamenti sfiancanti la squadra i colleghi i patron gli organizzatori - e io ci navigavo come una veloce nave da crociera dentro quel mare... Certamente! Prendevo del carburante per sostenere quel livello - quella velocità - lo facevano tutti – perché mai avrei dovuto rinunciare io... M'ero già spaccato le gambe - ero già caduto in discesa lasciando pezzi d'osso sull'asfalto... Cosa avrei dovuto fare? Rinunciare ai beveroni era un po' come non presentarsi ai massaggi o non andare agli allenamenti - come avrei potuto arrivare al vertice senza allenarmi? I valori dell'ematocrito erano sotto controllo mi dicevano - vai vai Pirata vai... E io andavo - mi arrampicavo sui tornanti - come sempre - come da piccolo quando andavo su a S. Leo vicino a Cesenatico - con una piadina da mangiare quando arrivavo in cima al colle... Andavo e andavo veloce - senza faticare - l'adrenalina mi faceva scoppiare le vene sulle tempie - ma sul traguardo ero il primo - e il giorno dopo ancora... Insomma mi hanno fregato gli invidiosi - ce n'è un casino in quell'ambiente - non ci sono mica tanti amici - solo concorrenti pronti a scannarti la prima volta che sbagli - ma io non sbagliavo proprio niente - anche con i professoroni e i giudici che ne beccavano uno dopo l'altro di dopati - ma a me mai... Piacevo troppo - la gente mi amava - ero venuto dal niente - un prodotto genuino - cresciuto a piadine romagnole - e il bandana da Pirata faceva la sua bell'audience... Ma un certo punto non si capiva più niente - c'avevi paura persino a mangiare un panino o una tavoletta di cioccolato - che magari i medici o i giudici o i servizi segreti d'aziende concorrenti - te l'avevano dopata a tua insaputa... Giunto all'apice sopra alla Madonna - alla Madonna di Campiglio è arrivato il crac... Un mondo di merda - che mi è crollato addosso improvvisamente - e mi ha rovinato... Avevo appena girato lo spot della Citroen - un sacco di grana... Come è stata dura la realtà... Quella vera... Quella che ha tolto lo spot dalla tv il giorno dopo... E' come nascere una seconda volta - piangi piangi tanto da neonato - e io ho stretto i denti e cercavo di non prendere più niente - basta basta porcate - solo le piadine di mia madre - garantite... Ci provavo a correre tutti i giorni con la mia bicicletta - mi arrampicavo come sempre - ma non arrivavo primo - arrivavo ventesimo quando andava bene - anche decimo quando proprio ero a un passo dal collasso fisico - e allora tutti dicevano che ero stato solo un pallone gonfiato - che non valevo proprio niente - una rabbia... A chi a chi racconterò questa mia tremenda angoscia? Chi potrà mai capirla? Ero una leggenda - il principe dei pirati - ero sulla cima del mondo...


"C'hai una crisi depressiva - vai a farti curare" - così mi portarono in una clinica a Padova - nessuno si ricordava di me - anche se mi arrivavano duecento lettere al giorno di piccoli fan che volevano sapere quando sarei ancora risalito in bicicletta... Ero già aumentato di 15 chili - così improvvisamente senza che avessi fatto molto per ingrassare così tanto - tentai di tornare ad allenarmi - ma quando mi avvicinavo ai ciclisti - anche quelli che una volta mi erano stati più vicini - mi veniva una nausea da stramazzare... Li odiavo tutti non li potevo neanche vedere da lontano - gli odiavo - gli avrei ammazzati... Giravo come uno zombi - assediato dai bandana da firmare con cui venivo circondato ovunque mi trovassi - "quando torni Pirata? Quando torni?" Una tristezza gigantesca mi sovrastava - insieme al gonfiore causato dagli antidepressivi - e da tutto il resto che non era niente male... Il Beppe è un amico dell'infanzia - avevamo provato insieme ad andare in bici da piccoli - lui mi aveva detto che c'avevo la malattia di Maradona - uno che va su su su su - e poi cade di colpo - per forza sta male - non ti preoccupare - mi diceva - non ti preoccupare - hai bisogno di cambiare aria - vai a Cuba come ha fatto Maradona - che a lui l'hanno messo a posto... Ci sono andato a Cuba - lo scorso novembre - io ero a Cuba - lo sapevate? E' inutile dire che sono stato benissimo io a Cuba - non pensavo mica più al ciclismo io a Cuba... Solo quando incontravo ancora qualche cagacazzo di turista italiano che mi riconosceva - "quando torni Pirata? Quando torni?"... Poi è venuta fuori la storia che in Italia stava nascendo una nuova squadra - volevano me come capitano - sono tornato convinto che mi sarei ripreso... All'aeroporto ho avuto una crisi depressiva tale da non riuscire a uscire dall'aereo - mi è venuto a prendere in gran segreto mio padre... Ero ancora ingrassato parecchio... Mi sento stanco amici - non cercatemi più - fate che sono un'altra persona - e se domani mi incontrate fate finta di niente - sono solo uno che assomiglia al Pirata - non sono io - non sono io...

A chi mai racconterò questo straccio di vita mia - questo abisso - questa voragine - a chi? A chi? "A volte chiudiamo gli occhi perché la realtà non ci piace... se però smettiamo di comunicare non riusciamo più ad assaporare la vita e a scrivere la nostra storia. Il mio linguaggio è la bici... e voglio continuare a scrivere quel capitolo del mio libro che da troppo tempo ho lasciato in sospeso" - così ho scritto poco tempo fa sul mio sito - comunicare dicevo - il mio linguaggio è la bici scrivevo - ma quale più grande menzogna potevo inventare - io la odio la bici - non la sopporto più la bici - mi ha rovinato la bici... Chi cazzo me le ha scritte quelle parole - non sono mie - non sono mica mie... Come faccio a comunicare adesso? Preferisco girare con i pazzi io - con quelli a cui non gliene frega niente di quello che sei stato una volta - non mi viene da piangere con loro - posso pensare ad altro... E quando devo dire cose serie - posso sputare fuori finalmente tutta la mia rabbia - tutto il mio sfogo - odio odio odio - odio la bicicletta!! Vi giuro che era meglio il doping a queste schifezze - il Control un ansiolitico - il Surmontil un antidepressivo - e il Flunox un ipnotico sedativo... Dopo la festa del mio compleanno nella discoteca - dove sono svenuto e mi hanno portato fuori imbarellato - ho cominciato a scappare dalla vita - non volevo vedere più nessuno - scappavo dalla gente - volevo stare solo - solo solo davanti a tutti - un'ultima fuga sulla cima Coppi della mente - della mia testa malata... E adesso voglio volare - volare sopra l'Alpe d'Huez - sopra la Madonna di Campiglio - sopra le teste malate che siete tutti voialtri - voglio volare volaaaaare volare sopra...


Anche i ciclisti sono delle vere rockstar – anche se l’ultimo alloggio è il “Motel Rose” a Rimini e non il Chelsea Hotel di New York – riescono a scegliere un giorno particolare per crepare – il sabato di San Valentino...

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